è stato creato un dispositivo per tornare a sentire il calore in un arto fantasma
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è stato creato un dispositivo per tornare a sentire il calore in un arto fantasma | Wired Italia


C’è stato un nuovo upgrade nel mondo delle protesi che mirano a diventare sempre più simili alle loro controparti naturali, frutto in gran parte della ricerca made in Italy. Alcuni ricercatori della scuola Sant’Anna di Pisa, del Politecnico di Losanna e del Centro Protesi dell’Inail sono riusciti infatti a fare in modo che alcuni amputati sentissero di nuovo calore nella mano fantasma, ma anche a percepire le differenze tra rame e plastica. Un passo in avanti nella direzione intrapresa da tempo di rendere le protesi sempre più naturali e parte del proprio corpo. E stando a quanto raccontato da chi ha provato la nuova tecnologia (sperimentale, non ancora integrata in una vera e propria protesi vedremo) la direzione sembra essere quella giusta.

Le impressioni di chi l’ha provata

C’è chi racconta di come tornare a sentire la temperatura abbia quasi cancellato la sensazione dell’arto fantasma. C’è chi crede che tornare a sentire caldo e freddo sia la chiave per tornare ad avere interazioni sociali piene, come accade per esempio scambiandosi la mano. C’è chi per la prima volta è tornato a sentire il calore di un’altra persona con la sua mano fantasma e sogna così di tornare a camminare mano nella mano con entrambi i figli. Gli entusiasmi di chi ha provato la tecnologia ne raccontano le ripercussioni che questa potrebbe avere nella vita reale, ma essere riusciti nell’impresa è qualcosa che emoziona anche i ricercatori che sono dietro al progetto. “Per la prima volta, dopo molti anni di ricerca nel mio laboratorio, in cui abbiamo mostrato che è possibile trasmettere informazioni relative alla posizione e al tatto, prevediamo la possibilità di ripristinare tutte le sensazioni che può fornire una mano naturale”, ha commentato Silvestro Micera dell’Epfl e della Scuola Sant’Anna di Pisa. A Wired lo abbiamo raggiunto insieme al collega Solaiman Shokur dell’Epfl per farci spiegare meglio in che cosa è innovativa questa tecnologia e quando potrebbe vedere la luce, se tutto andasse per il meglio, nel mondo reale.

Mappe tattili e termiche della mano fantasma

Come accennavamo al momento una protesi che senta calore con la mano fantasma, e che distingua – sfruttando lo stesso principio – se un oggetto è in plastica o metallo, non esiste. Quello per ora hanno realizzato i ricercatori è qualcosa però di molto, molto vicino, che parte da molto lontano. L’idea di base infatti è stata prima di tutto di capire se e dove sull’avambraccio dell’arto fantasma fosse presente una sensibilità al tatto e al calore riconducibile alla mano persa. “Sappiamo da tempo che stimolando meccanicamente o elettricamente il moncherino è possibile evocare una serie di stimoli tattili a livello dell’arto fantasma, quello che volevamo capire è se era possibile evocare anche stimoli termici”, ci spiega Micera. Il principio per cui è possibile farlo è che nell’avambraccio ci sono delle terminazioni del sistema nervoso periferico che rispondono ancora a questi stimoli, anche dopo l’amputazione. Ma non in tutti: “Verosimilmente la condizione del sistema nervoso che rimane determina la capacità o meno di rispondere a questi stimoli”. Ma non solo: “Ci sono differenze anche a livello di pelle, dovute al tipo di infortunio, per esempio alcune persone hanno perso la sensibilità – aggiunge Shokur – d’altronde sappiamo che tutte le amputazioni sono diverse”. Nel gruppo di amputati arruolati nello studio una mappa termica della mano fantasma si osservava in 17 persone su 27. Ognuna, leggermente diversa, proprio in virtù delle differenze personali e di storia di infortunio che avevano portato all’amputazione.



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di Anna Lisa Bonfranceschi www.wired.it 2023-05-20 04:40:00 ,

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